Questo sito utilizza cookies tecnici (necessari) e analitici.
Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookies.

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Cerimonia di celebrazione de “I Giorni della Ricerca”

giorni ricerca

Palazzo del Quirinale, 27/10/2025  

Benvenute e benvenuti al Quirinale per questo incontro così pieno di significati, e oggi arricchito dalla ricorrenza dei 60 anni dell’AIRC.

Rivolgo un saluto al Presidente della Corte costituzionale, ai Vice Presidenti del Senato e della Camera.

Ringrazio i Ministri Schillaci e Bernini per i loro interventi.

Il saluto e il ringraziamento che rivolgo al Presidente Sironi e alla Direttrice scientifica Mondino contiene anche il sentimento di riconoscenza per il prezioso lavoro che svolgono e per quello di tutti coloro – Ricercatori, medici, volontari, sostenitori dell’Associazione – che, giorno per giorno, sono parte di questa straordinaria impresa, scientifica e sociale, che consente autentici, concreti progressi nella nostra vita.Il nostro è tempo di accelerazioni. Induce a riflettere, ripensare ai pionieri dell’AIRC, che sessant’anni fa, hanno avviato una battaglia contro il cancro quando questo era considerato un male incurabile, una condanna irrevocabile.

Hanno iniziato con la convinzione – ripeto, con la convinzione, perché la loro non era soltanto una speranza – che proprio la Ricerca avrebbe ribaltato i rapporti di forza tra salute e malattia. Che la Ricerca avrebbe sconfitto i tumori. E, nel frattempo, avrebbe potenziato le cure, migliorato la vita dei pazienti e delle loro famiglie. Avrebbe fatto crescere la fiducia nella guarigione, e diffuso e sorretto la prevenzione.

Sembrava, allora, profezia di visionari – fra loro Umberto Veronesi, del quale, come è stato ricordato, ricorre il centenario della nascita.

Si trattava invece di realismo di scienziati: consapevoli che la sperimentazione e la diffusione del sapere sono formidabili alleati dell’umanità.

Oggi, dopo una diagnosi di tumore vivono milioni di persone.

I numeri inducono alla commozione, tanto più se osservati nella progressione di pochi decenni. Tanti possono dirsi guariti e sono tornati alla vita familiare, sociale, professionale, in pieno.

L’evidenza di questi risultati ha, inoltre, spinto a varare norme, più che opportune, doverose, per assicurare l’oblio oncologico; quella sorta di marchio a vita di pazienti, con quel che significa nell’ambito delle relazioni.

Le nuove terapie hanno aperto strade alla vita. Basti pensare alle donne che, dopo essere guarite dal cancro, possono diventare madri: condizione prima estremamente difficile.

L’evidenza dei progressi ha accresciuto anche la sensibilità alla prevenzione. Per alcune tipologie di tumore, questa è divenuta concreto programma pubblico di screening.

Se la Ricerca – come sostenuto dai fondatori dell’AIRC – è stata il motore primo di tutto questo, è doveroso riconoscere che il suo valore si irradia molto oltre i laboratori. I ricercatori vi si impegnano quotidianamente per conquistare risultati che loro stessi, o altri loro colleghi, trasformeranno in nuovo farmaco, in nuova conoscenza, in nuova tecnologia.

Il tempo delle accelerazioni, del resto, riguarda anche il merito della Ricerca. Abbiamo appena ascoltato analisi e testimonianze che presentano scenari inediti di comprensione, di cura, di applicazioni volte a migliorare e a prolungare la vita di donne e uomini che affrontano un tumore.

L’immuno-oncologia, le terapie personalizzate e mirate, gli anticorpi coniugati, la biopsia liquida, lo studio delle alterazioni genetiche sono alcune delle frontiere nuove e sempre più affascinanti che sono davanti a noi. La stessa intelligenza artificiale si pone come possibile traino di scoperte e di realizzazioni.

Il fascino maggiore sta comunque nel fatto che ricerche e risultati possono dare a donne e uomini, a giovani e anziani, la possibilità di prevalere su quel che prima appariva invincibile.

Non a caso il Presidente Sironi ha parlato – saggiamente – di AIRC come “Fondazione Paese”.

È un paradosso che, in presenza di così tante evidenze, e nel pieno di una sfida che coinvolge intelligenze tra le migliori di ogni Continente, si propaghino – in parallelo a grandiosi progressi – anche sconclusionate teorie anti-scientifiche. E che facciano presa su parti – per quanto ridotte – della società. Un fenomeno che non risparmia le società più avanzate, le più beneficate dai progressi della scienza.

Chiusure regressive che, avversando la scienza, si traducono in autolesionismo e in sfiducia nella vita e nel futuro.

La strada maestra è quella di continuare nella Ricerca.

Maria Curie diceva che proprio nel “comprendere di più” sta la chiave per “temere di meno”.

È di grande significato il messaggio che proviene dal mondo della Ricerca mentre guerre sanguinose e minacce di sopraffazione incombono sul cambiamento d’epoca. La Ricerca è frutto e, insieme, veicolo di collaborazione, di pace; è un valore universale che non ammette frontiere.

L’AIRC ha fatto della Ricerca il suo campo. Ha raccolto risorse per programmi di enorme valore – grazie alla solidarietà che ha avuto la capacità di suscitare – e continua a farlo: lo abbiamo ascoltato dalle testimonianze di oggi. La sua storia è un vanto per l’Italia.

Sono stati promossi, pochi giorni fa, gli Stati Generali della Ricerca medico-scientifica, a riprova della sua centralità.

Investire nella Ricerca è responsabilità di medio-lungo termine perché la Ricerca è un moltiplicatore, sociale ed economico, che agisce su vasta scala.

Esemplari i risultati prodotti dal Next Generation dell’Unione europea che, tradotto nei piani nazionali, ha contribuito, e molto, in questi anni, a far crescere tanti giovani Ricercatoriche oggi pongono a disposizione un patrimonio di sapere e di esperienze: un patrimonio che non può andare disperso con l’esaurirsi delle fonti straordinarie di sostegno.

Alla base – come dovere delle istituzioni e nelle attese degli italiani – si colloca il diritto alla salute, che la nostra Costituzione definisce diritto universale.

Le innovazioni che recano giovamento alla vita delle persone devono avere una positiva ricaduta sull’intero sistema del Servizio sanitario nazionale, che si trova alle prese con l’invecchiamento della popolazione, con i prezzi dei farmaci salvavita, con le carenze di personale medico e infermieristico, insomma con difficoltà che rappresentano ostacoli al pieno raggiungimento di uno dei traguardi più importanti della vita della Repubblica.

I Giorni della Ricerca sono giorni di riflessione, sono giorni operosi, dominati da sentimenti condivisi: una risorsa dell’intera società.

Per poter essere “liberi dal cancro” ed esercitare, così, il diritto al futuro.

Auguro che l’impresa di AIRC divenga sempre più solida, più forte, più ampia per incoraggiare gli sforzi dei ricercatori.

L’Italia vi è riconoscente.

 

Link all’intervento sul sito ufficiale del Quirinale: https://www.quirinale.it/elementi/143499