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Intervento del Presidente Mattarella alla cerimonia di apertura dell’Anno Accademico della Scuola di Sviluppo del Centro internazionale di Formazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro

PdR ILO Torino

Torino, 16/05/2025 

 

Rivolgo un cordiale saluto al Presidente della Regione,

al Sindaco, a tutte le autorità presenti,

ai Magnifici Rettori,

al Direttore del Centro,

alla Signora Jumana Risheq, che ringrazio molto per il messaggio che ha lanciato. Un messaggio di tradurre, riversare le esperienze nello studio e nella ricerca, per farne la base, il veicolo, lo strumento di un mondo di maggiore giustizia e di progresso e sviluppo. Mi ha colpito il modo in cui ha concluso, poc’anzi, il suo intervento, con l’invito alla responsabilità di ciascuno per la costruzione del futuro.

Vedete, nei giorni scorsi il nuovo Pontefice della Chiesa cattolica ha ricordato una frase di Agostino di Ippona: “i tempi siamo noi e vi troviamo quello che vi mettiamo, quello che costruiamo direttamente noi”.

Ringrazio per l’invito, Direttore, per me è un motivo di grande soddisfazione intervenire in questa occasione, sessant’anni della fondazione del Centro Internazionale di Formazione di questa Organizzazione e per l’inaugurazione dell’Anno Accademico.

Un anniversario significativo – sessant’anni – perché celebra la lunga traiettoria di questo Centro e il suo ruolo vitale all’interno dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, una delle più antiche e prestigiose Organizzazioni delle Nazioni Unite, presidio di giustizia sociale nel mondo.

In questo contesto, desidero esprimere il mio più sentito apprezzamento per l’impegno costante con cui il Centro opera per affermare i principi di lavoro dignitoso e di giustizia sociale, pienamente coerenti con l’Agenda 2030 e con il Patto per il Futuro varato dall’ONU nel settembre del 2024. Un impegno che trova espressione concreta nella qualità delle attività formative, nella vocazione internazionale e nella capacità di produrre impatto reale nei diversi contesti nazionali. Vorrei aggiungere che non vi potrebbe essere sede più adatta di Torino per ospitare il Campus: una città storicamente legata a una tradizione di lavoro e di progresso.

Rivolgo quindi un ringraziamento al Direttore del Centro e a tutto il personale per l’opera che svolgono con dedizione e competenza. Tengo molto a estendere la mia riconoscenza anche ai Direttori e agli operatori delle altre Agenzie delle Nazioni Unite che sono qui presenti in questo Campus di Torino – l’Istituto Interregionale per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia e lo Staff College – a testimonianza di come istituzioni diverse, seppure portatrici di mandati specifici, possano convergere in un’azione comune ispirata agli stessi valori fondamentali: la promozione della pace, del progresso – di un progresso equo – del benessere condiviso tra i popoli.

Il centro ONU di Torino arricchisce così la già forte presenza di qualificate strutture onusiane ospitate dal nostro Paese, a testimonianza evidente della nostra piena e convinta adesione alle Nazioni Unite, unica vera Organizzazione universale nata per preservare, nelle sue varie articolazioni e forme, la pace e la convivenza pacifica fra Stati e fra popoli.

Molto opportunamente l’anno accademico che si inaugura oggi è stato dedicato a tre concetti fra di loro intimamente collegati: apprendimento, giustizia sociale e, appunto, pace.

Fin dalla sua nascita, all’indomani della Prima Guerra Mondiale, l’Organizzazione internazionale del Lavoro ha legato il suo mandato proprio alla pace, ponendola in diretta relazione alla giustizia sociale. L’intuizione originaria si conferma ancora oggi di straordinaria attualità. Poc’anzi lo ricordava il Direttore: non vi può essere pace duratura senza salari equi, senza protezione sociale, senza rispetto delle libertà sindacali.

Principi, questi, che sono anche alla base della nostra convivenza civile. La Costituzione italiana delinea con chiarezza un modello di società in cui il lavoro è al tempo stesso fondamento della Repubblica, strumento di realizzazione personale e leva, appunto, di giustizia sociale.

A questi capisaldi giuridici ed etici ispira la sua azione anche l’Organizzazione internazionale del Lavoro, attraverso la difesa di lavoro degno, nella sua accezione più ampia, intesa come opportunità per donne e uomini di poter svolgere a tutte le latitudini la loro attività in condizioni di libertà, di uguaglianza, di sicurezza.

Da qui la perdurante necessità di un quadro di riferimento globale e di una Organizzazione che sia a presidio dei diritti dei lavoratori, in un contesto in cui le sfide si moltiplicano e il rischio di nuove disuguaglianze, di nuove marginalizzazioni è quanto mai attuale.

La forza dell’Organizzazione internazionale del Lavoro risiede proprio nella sua capacità unica di offrire risposte globali a problemi globali attraverso un dialogo costruttivo.

Dialogo fra parti sociali, che si riflette nella sua peculiare struttura tripartita, composta da rappresentanti dei Governi, dei lavoratori e dei datori di lavoro.  Dialogo “orizzontale” fra Stati per la ricerca di soluzioni condivise, basate sul presupposto che la giustizia sociale non è un obiettivo facoltativo o realizzabile in contesti nazionali ristretti, ma una condizione imprescindibile per la pace, per la stabilità e dunque per il progresso. Considerazioni che appaiono tanto più vere alla luce dei complessi fenomeni migratori cui assistiamo, e che spesso vedono appunto nel mancato accesso al lavoro degno la loro prima e più autentica spiegazione.

Vorrei adesso soffermarmi sul valore della formazione, cui è strettamente legato il mandato del Centro internazionale di Formazione dell’Organizzazione internazionale del Lavoro

La formazione, l’aggiornamento continuo, la valorizzazione delle competenze rappresentano oggi strumenti imprescindibili per rendere effettivo e universale il diritto al lavoro. Da questa prospettiva questo Centro contribuisce a livello globale al rafforzamento di quel “capitale umano”, senza il quale ogni piano di sviluppo economico e di sviluppo sociale non ha efficace, autentica possibilità di successo.

Ne approfitto per rivolgere a tutti gli studenti qui presenti l’augurio più caloroso di buon lavoro!

In un tempo in cui la transizione digitale ridisegna il mercato del lavoro e il tessuto stesso delle nostre società, in questo tempo il Centro può fungere da laboratorio d’eccellenza per accompagnare lo sviluppo delle competenze necessarie, anticipando e guidando i cambiamenti in corso, con discernimento etico e senso di responsabilità.

Formazione e sviluppo tecnologico sono sempre più temi fra di loro collegati, a cominciare delle sfide dell’intelligenza artificiale. Sarebbe illusorio ignorare la portata di questi cambiamenti. Essi, se orientati responsabilmente, possono diventare un potente alleato per promuovere forme di lavoro più degne, realmente all’altezza dei valori che l’Istituto del Lavoro difende.

Un’ultima considerazione che tengo a fare, perché mi sembra reso evidente dagli interventi che abbiamo appena ascoltato, che mi hanno preceduto e che ringrazio molto. Ne è emerso quanto il Campus di Torino sia frutto di un progetto condiviso. Ad esso, come abbiamo visto, partecipa l’eccellenza del mondo accademico, quello italiano, ma non soltanto, e le principali realtà del territorio e i Ministeri che più direttamente collaborano con il Centro.

Il Polo di Torino è anche da questo punto di vista un bell’esempio di quanto collaborazione e dialogo siano straordinari moltiplicatori di progresso.

A tutti voi grazie. E vorrei aggiungere in questo grazie un ringraziamento per i commoventi bambine e bambini, ragazze e ragazzi che hanno cantato l’inno nazionale italiano: sono loro molto grato. Grazie anche di questo al Centro.

Auguri!

 

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